Sono segreti rigogliosi e freschi i cortili dei palazzi storici napoletani, privati ma aperti alla brulicante vita del centro storico conservano la loro identità ottocentesca anche nell’affollato caos della quotidianità cittadina. Ricchi di luce e colori impreziosiscono le sale ed i porticati che vi si affacciano, anche quando corredano la monumentalità di edifici sfarzosi come accade per il Museo Archeologico Nazionale di Napoli che ne possiede ben tre.
Nilo svelato
Un vecchio barbuto con una cornucopia; disteso, comodamente allungato con il fianco appoggiato su di un sasso ed i piedi su una testa di coccodrillo. La rappresentazione figurata di un fiume che circonda ed abbraccia i simboli più cari all’Egitto: la fertilità del loro grande fiume e la sfinge a guardia dei loro re.
Icona e simbolo degli Alessandrini che la vollero a Napoli per sentirsi ancora più a casa. Una scultura, bianca e regale, che troneggia in quel colorato caos che è il centro storico di Napoli. E non sembra affatto turbata dalle tante peripezie che ha subito nel corso dei millenni. E’ sparita per un certo periodo nel XV secolo. Ha perso la testa nel XVII secolo, poi ricostruita dagli amministratori dell’epoca. E’ stata scippata della sua sfinge nel XXI secolo. Ma malgrado tutto oggi la statua è ancora lì, dove la vollero gli Alessandrini più di duemila anni fa. A guardia di un quartiere multietnico, aperto ed ospitale. Per ricordare a tutti, oggi come allora, che Napoli è un luogo in cui lo straniero, le sue religioni, le sue abitudini, il suo vissuto sono una realtà radicata nel corpo vivo del centro urbano. E, rinata nel moderno, si candida ad immagine vincente di una città accogliente, comunicando al mondo l’articolata pienezza della parola cultura.